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«In quegli anni - scrisse il Rodari - conobbi la miseria in famiglia e la disoccupazione e se questo era uno stimolo potente alla formazione di una coscienza più decisa, era anche una pressione umiliante perché mi dessi da fare per cercare un posto: continuavo perciò ad essere iscritto alla Gil e nel 1941 mi iscritti al partito fascista. Durante i periodi di insegnamento era costretto a dare attività alla Gil, facendo il sabato fascista ai balilla; però non ho mai accettato di essere ufficiale della Gil, come mi veniva proposto. Per un certo tempo ho dovuto dare attività serale al fascio di Gavirate, con incarichi di contabilità: vecchi compagni di Gavirate sono testimoni che ero triste nell'accettare quella sottomissione, ma non dico questo per scusarmi. Era una vigliaccheria, ma non avevo vie d'uscita: un operaio avrebbe reagito in altro modo, io ero un intellettuale piccolo borghese di provincia e avevo i difetti di questa categoria. Quando una sola volta, mi rifiutai di accettare un incarico al fascio di Uboldo (Saronno), mi venne inflitta per l'anno scolastico 1943 la qualifica di "insufficiente", che mi fu mutata dopo il 25 luglio». Da Gianni Rodari Gavirate: Gli Anni Giovanili, Nicolini Editore, testo di Federica Lucchini |
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