Lino Cerutti
Gianni Rodari nasce a Omegna, sul Lago d’Orta dove vive con la famiglia. Dopo la morte del padre, avvenuta quando lui aveva solo dieci anni, si trasferisce a Gavirate paese natale della madre mantenendo però con il paese piemontese un forte legame e tornando sempre volentieri a trovare il fratellastro maggiore che lavora nel panificio del padre. Quando visita ad Omegna rivede volentieri sia i parenti che gli amici.

Lino Cerutti ricorda lo scrittore nei suoi soggiorni piemontesi.

"In Rodari credo rimanga sempre questo mondo infantile legato ai primi anni della sua vita passati ad Omegna. Nelle lettere che lui scrive negli anni 60 ricorda la fabbrica, l’oratorio, le domeniche quando con il padre e la famiglia andava nelle feste dei paesi vicini ad assaggiare il vino novello ed i dolci".

In quale occasione ha conosciuto Rodari?
Gianni Rodari ritorna ad Omegna è un premio letterario dedicato alla resistenza ed organizzato dal sindaco di allora Pasquale Maulini, personaggio mitico della città, operaio in fabbrica, parlamentare della sinistra ed insegnante negli ultimi anni. Nella commissione ci sono i migliori nomi della letteratura nazionale ed internazionale. Uno dei primi premiati è Alleghe, con uno scritto sulla guerra di Algeria e poi Sartre, Alberti. Compone la commissione insieme a Bonfantini e Soldati. Io allora ero studente e presi parte a questo lavoro. Da allora è nata una amicizia. Negli anni ’70 avevo fondato la rivista "Ostrona" sulla quale scrisse degli articoli e dei racconti, dimostrando l’attenzione che nutriva per Omegna.

Diceva "io vorrei essere affabulatore della mia terra". Nella sua produzione si può ritrovare questo passaggio dal Rodari creativo al Rodari che riflette sulla storia della sua regione. Abbiamo diverse opere ed in modo particolare il Barone Lamberto con cui parla del suo attaccamento alla terra.

Che ricordo ha di Gianni Rodari?
Ho molti parecchi di Rodari. quando veniva ad Omegna mi telefonava e generalmente ci trovavamo in una libreria di un comune amico. Lì riceveva, faceva salotto e firmava i libri. Poi c’era una parte del tempo che consumava con noi amici portandoci nei luoghi che gli servivano per i racconti.

È rimasta celebre l’estate in cui abbiamo girato tutto il lago cercando tutti posti con dei campanili da dove si vede l’isola che poi riprende nei suoi racconti. C’era questo piacere di stare insieme..

Come era Gianni Rodari?
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare era un uomo molto riservato e direi quasi timido, che si apriva a tavola con il piacere della compagnia e diventando gioviale Era molto gentile e generoso, aveva una sensibilità particolare.

Era una persona riservata non rideva ma sorrideva, con un sorriso molto trattenuto, però era anche la persona che ti metteva a tuo agio.

Come era con i bambini?
Spesso mi diceva di parlare poco ai bambini, soprattutto nelle ore di lezione, perché si rischia di annoiare i ragazzi. Il trucco era quello di attirare sempre l’attenzione. Un giorno che lo accompagnai in classe ho assistito al suo modo di cogliere l’attenzione legandosi una scarpa, tirando fuori dalla giacca dei foglietti ed inventando modi sempre nuovi per non annoiare i ragazzi. Egli sosteneva infatti che senza attenzione non vi era comunicazione. "Devi far lezioni corte" mi diceva sempre.

Aveva un'altra particolarità. Come Piero Chiara, raccontava delle storie e poi ti interrogava chiedendoti cosa ti ricordavi di più. In questo modo lui capiva che cosa rimaneva impresso e poi eliminava, toglieva e puliva il racconto scrivendo poi l’essenziale.

Quanto conta Rodari oggi ad Omegna?

Nella città c’è questa grossa scommessa su Rodari. Omegna non ha tradizione ne turistica né culturale anche se è per una combinazione storica la patria di personaggi di notevole livello, l’amministrazione ha fatto da qualche anno questa scelta.

Erika La Rosa